Sansepolcro, in provincia di Arezzo, all’estremità occidentale della Toscana, è una città ricca di storia e di cultura che porta con sé le glorie dei grandi artisti che qui hanno vissuto e operato (sopra a tutti Piero della Francesca, uno dei più grandi pittori del Rinascimento italiano) e ci accoglie con le dolci colline dei suoi dintorni, il verde brillante della vegetazione, le vaste distese coltivate a tabacco e, qua e la, qualche fievole fumarola che sale da un essiccatoio.
Con i suoi oltre 16.000 abitanti, Sansepolcro non è più considerabile un paese, anche se il centro storico ricopre una superficie limitata ed è comodamente visitabile a piedi.
Varcare le mura d’accesso al centro storico è un po’ come fare un salto nel passato perché lo stile degli edifici e delle vie del centro, seppur restaurati nel corso dei secoli, mantiene ancora lo schema delle epoche passate.
Il centro storico è quindi delimitato da una parte notevole delle antiche mura di fortificazione e, addentrandosi fino a piazza Torre di Berta, si può apprezzare lo schema di disposizione delle vie che conducono a quello che un tempo era il cuore della vita cittadina.
Dirigendosi verso l’edificio comunale si passa di fronte al Duomo cittadino, un’imponente cattedrale dentro cui si trovano alcune opere degne di nota. Tra esse l’affresco della Madonna del Trono, che riporta simboli che collegano questo luogo al culto dei Templari, nell’affresco sono chiare le figure di Santa Caterina d’Alessandria e di San Tommaso Becket.
Altra opera interessante è il Volto Santo, un crocifisso ligneo molto caro alla comunità cittadina, ma che ha origini non ben note. I tratti del volto del Cristo hanno infatti una forte connotazione mediorientale, come pure il colore della sua carnagione. Inoltre l’analisi dei pollini ha appurato che il legno arriva dalla Siria: in ogni caso questa scultura, realizzata tra il IX e il X secolo, resta un simbolo per la città.
A pochi passi dal Duomo si trova il Palazzo delle Laudi, l’attuale edificio comunale, e, di fronte, il Museo Civico, una delle attrazioni più importanti di Sansepolcro.
All’interno del Museo Civico si trovano le opere di artisti locali del passato, grande tesoro di stili e testimonianza della Sansepolcro che fu, ma anche qui a farla da padrone sono i capolavori di Piero della Francesca.
In città è ancora possibile trovare la Casa di Piero, oggi sede della Fondazione Piero della Francesca. Sia esternamente che internamente, la casa si fregia di decori e affreschi caratteristici della classe nobiliare locale del rinascimento, opere in cui anche lo stesso Piero potrebbe aver messo mano.
A poca distanza dalla Casa di Piero si trova un altro importante museo di Sansepolcro, il Museo Aboca, voluto dalla nota azienda erboristica, anche se questo termine mi sembra limitante.
Articolata su varie sale, questa esposizione permette di seguire un percorso di apprendimento per conoscere meglio le proprietà delle erbe officinali e la loro preparazione. Alambicchi e attrezzi d’epoca da farmacista fanno da contorno a miriadi di colori e profumi sprigionati dalle onnipresenti erbe essiccate, la sala delle erbe ne ha il soffitto ricoperto, mentre alcune sale, che facevano parte dell’antica farmacia cittadina, presentano ancora il mobilio e i locali dedicati. Come la sala dei veleni, chiusa rigorosamente a chiave, dove erano conservate tutte le sostanze tossiche e dannose alla vita.
Situata lungo il cammino che dal Santuario della Verna porta ad Assisi, Sansepolcro si trova proprio lungo il cammino della fede affrontato da San Francesco durante i suoi spostamenti.
Vuoi per la ricerca di luoghi lontani in cui praticare una vita eremitica, vuoi per la necessità di realizzare dei ripari per i pellegrini in cammino lungo queste strade, i monaci camaldolesi hanno realizzato anche in questo luogo un monastero. L’Eremo di Montecasale è un’oasi di pace e raccoglimento, un luogo da meditazione che ha un fascino tutto particolare. Giornalmente arrivano qui decine di visitatori attirati dalla voglia di percorrere la strada che San Francesco percorse, di vedere questi splendidi panorami e passare qualche ora in raccoglimento, a pensare e forse trovare le risposte tanto desiderate.
INGREDIENTI:
PICI (500 gr.):
500 gr Farina tipo 0
250 ml Acqua
1 pizzico di sale
2 cucchiai di Olio Extravergine d’oliva
RAGU:
400 g di petto d'anatra
1 cipolla rossa
1 carota
1 gambo di sedano
1 bicchiere di vino rosso
10 cl di olio e.v.o.
sale e pepe q.b.
1/2 l di brodo vegetale
tre cucchiai di salsa di tartufo
qualche scaglia di tartufo bianco.
PREPARAZIONE:
PREPARAZIONE DEI PICI:
Impasta la farina aggiungendo a poco a poco tutta l’acqua e l’olio fino ad ottenere un composto morbido ed elastico ma asciutto. Lascialo riposare per 30 minuti circa. Successivamente, stendi la pasta con un mattarello fino ad ottenere una sfoglia alta circa 1 cm. Taglia in strisce e usando le mani, “spicia” la pasta, ovvero lavora la pasta facendola rotolare sulla spianatoia fino ad ottenere dei lunghi vermicelli di circa 3 mm di diametro.
PREPARAZIONE DEL RAGU:
Tritate finemente la cipolla, il sedano e la carota, mettete il battuto in un tegame capiente con l'olio e fate soffriggere per una decina di minuti.
Nel frattempo frullate grossolanamente il petto d'anatra e unitelo al soffritto, fate insaporire per altri dieci quindici minuti , quindi sfumate col vino, fate evaporare, abbassate la fiamma, allungate col brodo, coprite e fate cuocere per circa due ore, girando di tanto in tanto con un mestolo.
A fine cottura aggiungete la salsa di tartufo, fate insaporire per cinque minuti e spengete il fuoco.
Cuocete i pici in abbondante acqua salata. I pici sono cotti quando iniziano a riaffiorare, scolateli e saltateli nel ragù per qualche minuto in modo che si insaporiscano bene.
Impiattate e guarnite con qualche scaglia di tartufo.
Cuoci i pici in acqua bollente salata. Condite con il ragù.
ABBINAMENTO: